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La donna che aveva perduto una dracma e la cercò con la lucerna,se non ne avesse avuto memoria, non l’avrebbe trovata.[...]
Trovata infatti la dracma, come avrebbe potuto sapere che era quella,[...]
se non se la fosse [...] ricordata?
[...] Una cosa perduta non si può nemmeno cercare [...]
se ce ne siamo completamente dimenticati.
Sant’Agostino
Dal progetto alla rete
Un luogo virtuale per reti di memoria nasce da un progetto dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI), che la Fondazione Monte dei Paschi di Siena ha sostenuto.
La rete nazionale di archivi della memoria, intesa come la somma di luoghi fisici e virtuali dove sono raccolte e fruibili risorse, utili a ricostruire il cammino che ha condotto alla nascita della Repubblica e ne ha segnato le tappe fondamentali, assolve ad una funzione culturale e civile. In Toscana esistono sedi deputate alla creazione/diffusione di una cultura della memoria ( Fondazione Museo della deportazione di Figline di Prato, Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano, Museo Archivio della memoria di Bagnone, luoghi di memoria e giacimenti archivistici degli istituti storici della Resistenza). Tra i soggetti cui si deve questo patrimonio, anche Regione Toscana e Atenei.
Si è voluta costruire una rete di collegamento che valorizzasse e mettesse in connessione questi beni culturali. Accanto a realtà avanzate esistono, infatti, luoghi e giacimenti che non hanno livelli tecnologici adeguati ad una buona fruibilità (archivi non digitalizzati, assenza di siti web).
Da qui, l’esigenza di creare un sito, da dotare progressivamente di chiavi di accesso tematiche (stragi nazifasciste, deportazione, eccidi, Resistenza, bombardamenti) per la creazione di un network regionale di giacimenti culturali di memoria.
La ricognizione sull’esistente, la scelta di luoghi e giacimenti (i “nodi” della rete) e l’individuazione di un modello descrittivo/interpretativo che ne facesse emergere le specificità hanno portato alla programmazione di modalità tecnico-scientifiche di valorizzazione di patrimoni ancora “nascosti” o scarsamente fruibili, all’elaborazione di un database relazionale, alla costruzione di un motore di ricerca e, infine, alla creazione del sito, che sentiamo come una risorsa aperta al contributo di nuove e future realtà. Un work in progress, quindi, non una scatola chiusa e preconfezionata, aperto a realtà culturali, attuali o future, che vogliano far parte del network.
Si tratta di un primo, parziale lavoro, che coltiva la speranza di divenire un luogo interattivo, da accrescere quantitativamente e sviluppare con accorgimenti, utili a renderlo più flessibile e capace di dare risposte a domande diverse. La collaborazione dei soggetti protagonisti della rete sarà la risorsa più feconda.